La storia di Nunzia Caputo e il caso mediatico
Nunzia Caputo, meglio conosciuta come la “Signora delle Orecchiette“, è diventata un’icona della tradizione culinaria barese grazie alle immagini virali che la ritraggono mentre prepara la tipica pasta pugliese nelle stradine di Bari Vecchia. Tuttavia, dietro questa narrazione folkloristica si cela una realtà ben diversa: il business familiare delle orecchiette ha sollevato dubbi sulla sua legittimità, portando a polemiche e a un’inchiesta della Procura di Bari. La vicenda ha assunto una dimensione internazionale quando Nunzia è stata protagonista di una campagna pubblicitaria che l’ha portata a Zurigo. Dietro questa operazione di marketing, però, emergono ombre di possibili irregolarità, mentre a Bari Vecchia il figlio della donna continua l’attività di vendita, ora con un negozio all’interno di un’abitazione privata, esponendo prodotti artigianali ma vendendo quelli industriali.
Il ruolo della Procura di Bari: l’inchiesta sulle denunce di Gaetano Campolo
Mentre il business delle orecchiette prosegue senza particolari ostacoli, la Procura di Bari ha aperto un’inchiesta a seguito delle denunce di Gaetano Campolo, CEO di Home Restaurant Hotel. Campolo ha presentato prove per dimostrare che l’attività della Caputo non è un home restaurant, ma una vera e propria attività commerciale non regolamentata. Campolo, che da anni si batte per la regolamentazione dell’home restaurant in Italia, ha evidenziato come la vicenda Caputo rappresenti un chiaro caso di illegalità con truffa commerciale ben diverso da chi segue le regole come i nostri associati Home Restaurant.
Non si può parlare di home restaurant quando si tratta di una vera e propria attività di vendita di prodotti alimentari senza alcun rispetto delle normative vigenti. Le regole devono valere per tutti, non solo per chi cerca di lavorare in regola con piattaforme come la nostra.
Mi Manda Rai Tre e la manipolazione del caso: l’home restaurant come falso problema
La questione delle orecchiette è stata trattata anche da Mi Manda Rai Tre, che ha però scelto un approccio ambiguo, spostando il focus dal problema della truffa delle orecchiette a quello degli home restaurant.
Nella trasmissione è stato presentato un presunto home restaurant a Bari Vecchia, identificandolo con quello di Nunzia Caputo, facendo credere all’opinione pubblica che la vera questione fosse il fenomeno degli home restaurant, e non il business abusivo delle orecchiette e le irregolarità nella vendita di pasta fresca.
Questa distorsione mediatica ha avuto l’effetto di danneggiare il settore degli home restaurant legali, dipingendolo come un fenomeno problematico, “un trucco” mentre il vero nodo della vicenda – la truffa dietro la commercializzazione delle orecchiette di Bari Vecchia – è stato di fatto oscurato.
L’assessore Pietro Petruzzelli e le linee guida regionali home food home restaurant incostituzionali
Un altro punto chiave della vicenda riguarda il ruolo del Comune di Bari e dell’assessore Pietro Petruzzelli, che ha promosso le linee guida regionali Home Food/Home Restaurant del 2020.
Queste normative sono state definite da Campolo incostituzionali, in quanto non rispettano né il bollettino dell’Antitrust del 2017 né la Costituzione italiana. Il bollettino Antitrust, infatti, stabilisce che gli home restaurant devono essere considerati alla stregua di normali attività imprenditoriali, con regole chiare e non discriminatorie rispetto ai ristoranti tradizionali. Le linee guida promosse da Petruzzelli, invece, impongono restrizioni arbitrarie al settore dell’home restaurant, di fatto ostacolandone la crescita e favorendo il mantenimento dello status quo nel settore della ristorazione.
Questa scelta politica ha sollevato forti dubbi sulla reale volontà del Comune di Bari di regolamentare il settore in modo equo e trasparente.
La stampa locale: una narrazione distorta e il culto di Nunzia
Il ruolo della stampa locale nella vicenda è stato altrettanto controverso. Ansa Puglia, Rai Puglia, il Corriere del Mezzogiorno e la giornalista Erika Cuscito hanno costantemente promosso l’immagine di Nunzia Caputo e dell’arcobasso, trasformandola nella “Regina delle Orecchiette”, senza mai approfondire le problematiche legate alla legalità della sua attività.
Questa narrazione unilaterale è stata rafforzata anche dal sostegno di politici e autorità locali negli ultimi 20 anni, che hanno contribuito a dipingere l’attività della Caputo come un patrimonio culturale, evitando di affrontare il tema della vendita non regolamentata di pasta fresca.
Inoltre, la stampa non ha accusato direttamente Campolo, ma ha contrastato inizialmente le sue denunce, ignorando le prove da lui presentate e cercando di minimizzare il problema della commercializzazione delle orecchiette fuori da ogni controllo.
Un esempio emblematico di questa distorsione è stato l’errore commesso da La Repubblica Bari, che ha riportato il nome di Campolo come Scampolo, dimostrando un evidente disinteresse nel trattare seriamente il suo punto di vista.
Le autorità chiudono un occhio: il segreto di Pulcinella
Nonostante l’attenzione mediatica e l’inchiesta avviata dalla Procura, a Bari Vecchia la situazione rimane immutata. NAS e Guardia di Finanza sono a conoscenza della situazione, ma non sono stati presi provvedimenti concreti.
Questo atteggiamento di tolleranza ha portato a una sorta di “segreto di Pulcinella”, in cui tutti sanno che il business delle orecchiette non è in regola, ma nessuno sembra voler intervenire per paura di impattare negativamente sull’immagine turistica della città.
Il vero problema non è l’home restaurant, ma la truffa delle orecchiette
Il caso di Nunzia Caputo rappresenta un perfetto esempio della difficoltà di bilanciare tradizione e legalità in Italia. Da un lato, c’è il valore culturale di una pratica che affonda le sue radici nella storia popolare barese; dall’altro, c’è la necessità di rispettare le normative igienico-sanitarie e fiscali per garantire equità nel settore alimentare.
Tuttavia, mentre la Rai e il Comune di Bari hanno tentato di spostare l’attenzione sugli home restaurant, il vero problema resta la commercializzazione irregolare delle orecchiette, un’attività che continua a generare profitti senza alcun controllo.
L’inchiesta della Procura potrebbe fare chiarezza sulla questione, ma resta il dubbio su quanto effettivamente cambierà. Finché le istituzioni locali e le autorità competenti continueranno a chiudere un occhio, il business delle orecchiette a Bari Vecchia continuerà indisturbato. E mentre Nunzia si gode il palcoscenico internazionale a Zurigo, a Bari il mercato continua a incassare, sotto lo sguardo complice di chi dovrebbe vigilare.